L’OTTOCENTO. UNA LENTISSIMA EVOLUZIONE ICONOGRAFICA

A CURA DI LAURA BONELLI

Dal 16 agosto 1808 iniziano a comparire nei drappelloni le insegne napoleoniche al posto di quelle civiche e gli stemmi dei deputati della festa sono sostituiti dalle loro iniziali, in ottemperanza ai decreti di Napoleone, mentre l’immagine dell’Assunta continua a campeggiare nella parte alta del drappo dipinto. Questo sarà una costante fino alla fine dell’Impero. Nel 1830 compaiono per la prima volta nei drappelloni le contrade partecipanti al Palio attraverso decorazioni, piumaggi e petali colorati, nel 1833 verranno introdotte le bandiere e dall’anno successivo gli animali con i caratteri araldici, fino al 1845, quando scompariranno di nuovo per riproporsi sporadicamente per tutto il secolo XIX. Ma nel 1841 il regolamento del Palio aveva riconosciuto rango alle Contrade e tale legittimazione fu subito festeggiata con una carriera alla quale parteciparono tutte e diciassette e con un drappellone che le rappresentò in toto entro scudi araldici coronati.
Le mutazioni stilistiche che si riscontrano in questo periodo sono comunque talmente labili che sembrano prive di qualsiasi connotazione artistica ma rappresentano al contrario un ricercato esercizio artigianale ispirato all’arte popolare. Come l’avvento dei Lorena era stato testimoniato dall’inserimento delle insegne granducali, fra il 1814 e il 1818, nel drappellone del Palio straordinario del 27 aprile 1860, corso alla presenza dei Sovrani d’Italia, il posto d’onore solitamente occupato dalla Vergine viene lasciato allo stemma sabaudo, fatto che si ripeté solamente altre due volte nel 1887 e nel 1904 in occasioni analoghe. Gli emblemi delle Contrade con le onorificenze sabaude compaiono per la prima volta nel palio del 16 agosto 1889. Proprio da quell’anno inizia ad esserci un’attenzione particolare da parte dell’amministrazione civica e il palio diviene un’opera d’arte contemporanea, eseguita da professionisti e adeguata ai riconoscimenti anche esterni che iniziano ad esserci grazie anche agli illustri spettatori che arrivano da ogni dove.
Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento si riscontra un’attenzione ricercata verso le decorazioni floreali e architettoniche ed è dalla fine dell’Ottocento che si assiste ad una committenza vera e propria ad un pittore senese.
I primi veri artisti di cui si ha memoria provengono tutti dall’Accademia di Belle Arti, come Cesare Goretti, che firma il Palio del 16 agosto 1884 vinto dal Bruco, ma è autore probabilmente di quelli dei decenni precedenti e successivi e Temistocle Pecci, decoratori con buone basi accademiche e allievi del pittore senese Giorgio Bandini. Ma la svolta epocale si ebbe quando nel 1894, la committenza di entrambi i premi venne data al più importante pittore dell’epoca, Arturo Viligiardi, che concepì l’opera come un quadro, anche per la forma, aumentandone notevolmente le qualità artistiche.

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