IL XX SECOLO: DAL LIBERTY AL DOPOGUERRA

A CURA DI LAURA BONELLI

 

Dal 1895 al 1908 quasi tutti i drappelloni furono dipinti da Pietro Loli Piccolomini e Carlo Merlini, anche loro allievi di Giorgio Bandini, che inseriscono nell’opera, per la prima volta, scene figurate, momenti della corsa o del corteo con sfondi di monumenti cittadini. Con il tempo però i loro modelli risultarono ripetitivi e presentarono poche varianti da un palio all’altro. Possono però a ragione considerarsi i protagonisti indiscussi della committenza fino a quando nel 1908 non irrompe nella scena Umberto Giunti che salvo altri due drappelloni dipinti dal Merlini aprirà la strada a nuove soluzioni. E’ del 1910 il primo concorso legato alla committenza del drappellone e questo fatto ne aumenta notevolmente la qualità dal punto di vista stilistico. Il drappellone del Palio del 16 agosto 1910 fu assegnato, dopo regolare concorso, ad Aldo Piantini, un pittore di stampo purista che ripeterà anche nell’altro drappellone a lui assegnato, dipinto del 2 luglio 1919, le linee liberty e di impatto simbolista allora in voga. Il concorso era aperto ai soli allievi dell’Accademia delle belle arti di Siena e la commissione giudicatrice era composta dagli stessi insegnanti. Anche nel 1921 si ricorse al concorso per il drappellone che fu vinto per la prima volta da una donna, Maria de Maria, allieva del Viligiardi, che forni anch’essa un’opera in stile liberty.
Dei ventiquattro drappelloni dipinti da Vittorio Giunti dal 1910 al 1934 non ce ne è uno che si differenzi per la sua particolarità. Rispondono tutti a dei canoni precisi, confermando una cifra stilistica e pittorica. Lo stesso si può dire di Guido Masignani, Aldo e Bruno Marzi e Dino Rofi che in quegli anni sono i giovani artisti che maggiormente si cimentarono nell’ambita committenza.
A partire dal 1926 i fasci littori, nuovi simboli del regime, dominarono i drappelloni fino all’interruzione della corsa per la seconda guerra mondiale. Al contrario delle insegne savoiarde e granducali che comparivano saltuariamente, la presenza dei fasci è pressocche costante, al pari delle cifre napoleoniche; i soggetti appaiono pesanti, scuri, pieni di armi da guerra, cartine geografiche e citazioni minacciose. I pittori che meglio rappresentano il periodo sono senza dubbio Bruno e Aldo Marzi. L’ultimo palio corso prima della guerra, quello del 16 agosto 1939 dedicato a Santa Caterina patrona d’Italia ci mostra la santa che, come una Madonna della Misericordia, protegge il Paese dalla guerra imminente. Fu dipinto da Bruno Marzi, autore anche del primo palio del dopo guerra, corso il 2 luglio 1945, confermando la volontà e la fiducia, mai persa in quel tempo sospeso, dell’amministrazione civica senese. Forse è per rendere il simbolo della corsa il più libero possibile da interferenze politiche che nel 1949 il Regolamento del Palio inserì delle rigide regole iconografiche che governano il Cencio ancora oggi, mentre lo stile è lasciato libero, appannaggio della vocazione artistica o dell’interpretazione del pittore, chiamato dalla Giunta comunale a ricoprire l’incarico. La sua forma è la seguente: un drappo rettangolare verticale di norma con base di cm. 80 e altezza di m. 2,50 di seta dipinta sorretto da un’asta alabardata bianca e nera e sormontato da un piatto d’argento con due pennacchi bianchi e neri che scendono lateralmente. Il pittore deve includerne: la data della corsa, lo stemma della Balzana, della Repubblica e del Popolo, gli stemmi dei Terzi e quelli del Sindaco in carica, oltre alle dieci Contrade che corrono. L’amministrazione civica nella seconda metà del secolo vivacizza la città con l’invenzione di nuovi palii straordinari e dediche legate ad avvenimenti nazionali e internazionali per cui i pittori si appellano alle indicazioni per scatenare la fantasia. Nonostante ciò anche in questo periodo si assiste ad una certa omogeneità sia dal punto di vista stilistico che pittorico: la Vergine in alto, gli stemmi in basso e la parte centrale con un soggetto mirato, che sia un personaggio storico, un monumento, una rievocazione storica.

Novembre 26, 2020

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