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La parola palio deriva dal latino “pallium” ...
Almeno da un secolo a questa parte è andato formandosi una sorta di canzoniere popolare ...

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La ragazza del Palio (1957)

DI SIMONE PETRICCI

Regia: Luigi Zampa

Soggetto: Raffaele Giannelli

Sceneggiatura: Ennio De Concini, Liana Ferri, Raffaele Giannelli, Giuseppe Gironda, Luciano Martino, Michael Pertwee, Piero Pierotti, Giovanna Soria, Luigi Zampa

Interpreti: Diana Dors (Diana Dixon), Vittorio Gassman (Piero di Montalcino), Franca Valeri (contessa Bernardi Scotti), Bruce Cabot (Mike)

Diana Dixon un'avvenente ragazza texana compie un viaggio in auto in Italia vinto ad un telequiz, approdando in Toscana e a Siena. Negli stretti vicoli cittadina tampona un affascinante nobile locale, il principe Piero di Montalcino, con il quale nasce un tenero sentimento. Durante una serata danzante viene allo scoperto lo stato delle reciproche condizioni economiche non così florido e Piero, ritenendo l’americana un'avventuriera, decide di abbandonarla. Intanto Siena è in fermento per il Palio e Piero, Capitano dell'Aquila, corrompe il fantino della Chiocciola, considerato favorito per la vittoria, affinché non ostacoli il successo della propria Contrada. La ragazza, esperta cavallerizza di rodeo, decide di vendicarsi dell'oltraggio subito sostituendosi al fantino venduto, vincendo il Palio. Il Principe, rapito dall’affermazione della bella texana si ricrede nei suoi confronti e le chiede la mano.

la ragazza del palio

Il film nasce da una idea del produttore di origini senesi Maleno Malenotti che volle incentrare questa tenue vicenda sentimentale sullo sfondo del Palio, probabilmente ispirandosi alla commedia di Luigi Bonelli Rompicollo che narra le gesta della mitica fantina Virginia che aveva corso nel 1581 per la Contrada del Drago vincendo la carriera. Non è infatti casuale che i protagonisti del film si chiamino Piero e Diana come quelli dell’opera bonelliana. Le immagini del film sono quasi tutte realizzate a Siena, eccetto una parentesi a San Gimignano e in altre località del comprensorio. La prima scena fu girata in città il 26 luglio 1957 con il coinvolgimento degli attori dilettanti locali Andrea Picchioni, Duccio Carletti, Franco Saracini e Manlio Micheli nei panni dei vitelloni che fanno a gara per accompagnare l’esplosiva texana che, appena giunta sulle lastre, chiede una informazione al gruppo di ragazzi. I giovani non si trovano daccordo e finiscono per malmenarsi rimanendo tutti a bocca asciutta. Altre sequenze furono realizzate in Piazza del Duomo dove la coppia arriva con la spider dopo il giro nei dintorni senesi con Gasmann vittima di un piccolo incidente, chiudendosi un dito a contrasto con la portiera dell’auto scendendo dal mezzo, fortunatamente senza conseguenze. La scena fu ovviamente tolta dal montaggio finale.
Le scene della corsa sono realistiche ma non riferite al Palio, bensì a riprese effettuate dopo la seconda prova mattutina con cavalli e fantini improvvisati portati in autonomia dalla produzione. Furono compiuti più giri della piazza. Fra i fantini impegnati figurava anche Pietrino De Angelis detto Pietrino già vittorioso nell’Istrice nell’agosto 1935 e nell’Aquila nel luglio 1939 che aveva intrapreso una carriera di stuntman a Roma. Pietrino venne colto da malore durante la lavorazione senese per decedere qualche giorno dopo stroncato da infarto cardiaco. A fare la controfigura di Diana Dors venne chiamata come noto Rosanna Bonelli figlia dello scrittore Luigi che in contemporanea montava con il giubbetto dell’Aquila con il soprannome di Rompicollo sempre in ossequio alla protagonista dell’operetta del padre. Rosanna corse poi la carriera del 16 agosto non riuscendo a concluderla per caduta al secondo San Martino dal cavallo Percina. Resta comunque l’unico esempio di fantino donna della storia del Palio contemporaneo

 

bonelli

Rosanna Bonelli, detta Diavola

Le Contrade accolsero con la consueta diffidenza la notizia di un film per il grande schermo con un soggetto concentrato sulla Festa. Il Magistrato delle Contrade riunitosi il 2 agosto sospese temporaneamente la collaborazione delle consorelle alla casa cinematografica in attesa della lettura della sceneggiatura a seguito della quale ci fu il via libera alla lavorazione di contenuti palieschi da effettuarsi con l’affiancamento di un esperto senese indicato dalla massima autorità contradaiola. Questo avveniva in aperta polemica con l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Bartalini che aveva già autorizzato la produzione ad utilizzare la pista a margine delle prove per girare le scene della corsa poi inserite nel film. Inoltre aspra fu la critica alla riproduzione dei giubbetti delle Contrade con colori non coerenti con gli originali, chiedendone la correzione. La dialettica fra Magistrato, Comune e casa cinematografica sfociò in un incontro fra le parti organizzato per il 5 agosto dove vennero ritrattati i termini dell’accordo assunto con la produzione, chiedendo tutele rispetto al corretto utilizzo dell’immagine della festa. Si convenne che al Magistrato spettava il diritto di vigilare sulle modalità di realizzazione e sull’utilizzo esclusivo delle sequenze per il film e non per fini diversi. All’incontro ne seguì un altro organizzato dopo la celebrazione delle Assemblee di Contrada che avallarono di fatto il ripristino della collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti. Parteciparono attivamente alla lavorazione l’Aquila, la Chiocciola, il Drago e l’Oca che misero a disposizione locali delle rispettive Società, Sede Storica, Chiesa e anche monturati. Il tecnico incaricato dal Magistrato di seguire le riprese fu Adalberto Giusti. Al Magistrato ovviamente spettava il parere finale sull’opera ed eventuale facoltà di censura delle scene non ritenute congrue.
La pellicola uscì nelle sale a dicembre dello stesso anno e fu presentato in anteprima a Roma all’auditorium della C.I.D.A. il 2 gennaio per iniziativa dell’Associazione tra “senesi e grossetani in Roma” in collaborazione con l’Ente Provinciale del Tursimo di Siena. L’accoglienza dei senesi non fu calorosa, numerose le critiche, anche autorevoli come quella di Silvio Gigli che definì il fim “insulsa storia d’amore”. Unica nota positiva l’inconfondibile tocco del maestro Giuseppe Rotunno dietro ad una fotografia in vivido technicolor pur nella restituzione cartolinesca degli scorci cittadini e di alcune suggestive location della provincia.

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