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La parola palio deriva dal latino “pallium” ...
Almeno da un secolo a questa parte è andato formandosi una sorta di canzoniere popolare ...

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"Palio" (1932)

DI SIMONE PETRICCI

Regia: Alessandro Blasetti

Soggetto: Luigi Bonelli

Sceneggiatura: Luigi Bonelli, Alessandro Blasetti, Gian Bistolfi

Interpreti: Guido Celano (Zarre) - Leda Gloria (Fiora) - Ugo Ceseri (Rancanino) - Vasco Creti (Brandano) - Mario Ferrari (Bachicche)

A Siena si corre il Palio. Il fantino della Lupa Zarre è innamorato della contradaiola Fiora che è a sua volta corteggiata dal Capitano della Civetta. Furioso per la gelosia si reca piccato ad un caffè-concerto. Qui si invaghisce della cantante Liliana che dopo essersi accordata col fantino della Civetta Bachicche, tende a Zarre una trappola la sera prima del Palio. Zarre è vittima di un agguato e le bastonate ricevute sembrano impedirgli di poter partecipare alla carriera. Ma il giorno della corsa, mentre è ricoverato in ospedale, udendo il suono di Sunto, Zarre scappa e si precipita in Piazza del Campo per correre e vincere il Palio. Alla gioia per la vittoria si aggiungerà quella di aver ritrovato Fiora.

Primo film nella storia del cinema a portare sul grande schermo il Palio e ad oggi la miglior fiction incentrata sulla Festa tuttavia non scevra da incongruenze nonostante il soggetto e la sceneggiatura scritta dal senese Luigi Bonelli. Lo spettatore attento non può non accorgersi dell’utilizzo dell’idioma fiorentino nel recitato al posto della lingua senese o l'invenzione della rivalità fra la Civetta e la Lupa indotta dalla scelta dei giubbetti con la resa cromatica migliore per la pellicola in bianco e nero utilizzata all’epoca. Oppure la sostituzione di monta dell’ultimo minuto dentro l’entrone appannaggio del fantino Zarre scappato dall’ospedale o alcuni monturati che si sfilano dalla passeggiata storica per andare a bere in osteria o, ancora, le scene più concitate della corsa con le nerbate ricostruite in teatro di posa con cavalli finti. Il racconto si basa su una trama esile incentrata sulla classica storia di amore sviluppata sullo sfondo della rivalità fra Contrade. La scrittura di Bonelli svela i meccanismi che regolano la Carriera, incluso quelli meno trasparenti dei “partiti” fra Consorelle, riuscendo a far trasparire l’autenticità della passione dei contradaioli per i propri colori. Il lungometraggio di Blasetti incarna inoltre lo stereotipo dello stile cinematografico del regime, centrato sull'esaltazione delle tradizioni della cultura popolare nazionale.

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I senesi appresero dalla stampa locale a partire dall'estate del 1931 della volontà della casa di produzione Cines di girare un film sul Palio in città. Sulla cronaca locale del quotidiano "La Nazione" fece la sua comparsa la rubrica "un Palio per il cinematografo"ove venivano ospitati interventi dei cittadini e dei dirigenti delle Contrade in merito alla notizia. Il parere dei senesi che si espressero fu raramente favorevole, soprattutto all'ipotesi paventata di far celebrare appositamente una carriera straordinaria in occasione delle riprese. Tra le varie lettere inviate al giornale autorevole quella di Silvio Gigli che invitava il Podestà a vigilare sulla lavorazione affinché non si verificassero storture e mistificazioni interpretative della Festa senese che doveva essere rappresentata con coerenza. Incisivi anche gli interventi di alcuni dirigenti di Contrada come quello del Vicario della Nobile Contrada del Nicchio cavalier Italo Giannini nel manifestare una netta contrarietà all'opera: "non si abusi del Palio: esso è bello nella sua eccezionalità, per la sua tradizione, ma usato a sproposito perde della sua eccezionalità e diventa cosa comune" ("La Nazione", 14 luglio 1931).

La discussione si era animata a tal punto da richiedere le precisazioni del soggettista e sceneggiatore Bonelli che rassicurava nelle stesse colonne del giornale che non si sarebbe perpetrata nessuna azione dannosa per l'immagine della Festa: "sarà di vivo compiacimento per noi senesi il sapere che i magnati stranieri del cinematografo, per accogliere nel loro paese film di produzione italiana, hanno proprio chiesto che si presentassero in forma artistica, le più interessanti e caratteristiche feste del nostro Paese, tra le quali in prima linea, il Palio" ("La Nazione", 9 luglio 1931)

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Tuttavia quando la notizia fu diffusa gli accordi fra la casa di produzione Cines e le istituzioni senesi erano già stati presi e risultava difficile tornare indietro. Le trattative erano state portate avanti dall'Azienda di Cura e Soggiorno, dal Comitato Provinciale del Turismo e da alcuni esponenti del Comune con il regista e gli operatori della Cines che avevano già incominciato a raccogliere i materiali. Il 20 luglio 1931 si riunirono a Palazzo Pubblico i Priori delle 17 Contrade, il Rettore del Magistrato delle Contrade conte Guido Chigi Saracini, due rappresentanti della Cines e il suo consigliere delegato. Nella riunione venne ribadito l'impegno degli operatori ad esaltare la Festa senza mistificazioni. La decisione definitiva venne presa in un nuovo incontro effettuato sempre a Palazzo Pubblico il 1 agosto. Le riprese della corsa si sarebbero effettuate regolarmente il 16 sera, mentre la passeggiata storica sarebbe stata anticipata eccezionalmente per l'evento il pomeriggio del 15 prima della prova generale. Le comparse si radunarono infatti a ferragosto alle ore 14 in piazza del Duomo per rendere le consuete onoranze e permettere alla troupe di fare delle riprese inserite nel film. Successivamente il corteo si spostò in Piazza. Il Palio di agosto, contrariamente a quanto si vede nel lungometraggio, fu vinto dalla Nobile Contrada dell'Oca. Molte altre scene furono girate dalla produzione in teatro di posa a Roma.

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Una volta montato il film fu proiettato per la prima volta il 19 febbraio 1932 a Roma in occasione dell'inaugurazione del nuovo Cineclub di via Gregoriano, alla presenza del Ministro Bottai. Il 16 marzo ci fu la replica a Siena al Cinema Moderno alla presenza delle autorità cittadine e dello stesso regista Blasetti. La proiezione lasciò complessivamente soddisfatti i senesi presenti e quelli che ebbero modo (e la possibilità) di apprezzare la pellicola durante la regolare programmazione.

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