LA STAGIONE DEI GRANDI MAESTRI CONTEMPORANEI

A CURA DI LAURA BONELLI

Emilio Montagnani

Da quel momento in poi, per un ventennio, il Comune decise di affidare, per il palio di luglio l’incarico ad un pittore gravitante nel territorio senese e per quello di agosto ad un Maestro di fama internazionale. E così per i drappelloni del 1970 vengono scelti Carlo Semplici e Mino Maccari, che realizzano due opere abbastanza in sintonia, cioè non troppo distanti come interpretazione emotiva, forse perché il secondo, pur essendo un’artista che da tempo si esprimeva fuori della città era comunque senese. Scelte diverse furono fatte in seguito, a volte anche dissonanti, dimostrando aperture verso la libertà espressiva degli autori segnando un’indubbia accelerazione inventiva e una netta svolta qualitativa. Il Palio “diagonale” di Emilio Montagnani (1971) interpretato con sensibiltà oniriche e fantasiose anticipò quello di agosto affidato a Renato Guttuso che propose per il suo drappellone uno spaccato realista della piazza in un tripudio di fazzoletti e di bandiere, mentre l’anno dopo con Oscar Staccioli e Carlo Cagli ci si sposta su un ambito astratto geometrico di grande impatto scenico. La dimensione frontale, impreziosita dall’argento e dal rame del particolarissimo, e unico, palio di luglio, anticipa la composizione intensa ed essenziale di quello di agosto: un arazzo formato dalle bandiere delle contrade, le vere protagoniste della Festa, dove vola leggiadra la figura dell’Assunta. Per il Palio Straordinario di quell’anno si ritornò ad una committenza tradizionale affidata al pittore bresciano Dino Decca che realizzò un’opera che sublima l’animale equino . Sorprendente è la realizzazione inventiva di Gianni Dova nel palio vinto dall’Aquila nell’agosto del 1973. Il pittore, seguace dell’astrattismo geometrico post cubista, propone un’ambientazione notturna, spettrale, con i simboli delle Contrade relegati in camini, o frecce, che tendono verso l’immagine di una Vergine guerriera. Rappresenta senza dubbio uno degli esperimenti più interessanti di interpretazione del tema paliesco. E poi Ugo Attardi, nel 1974, che propone invece un soggetto di netta rottura con l’iconografia tradizionale dipingendo una bellissima Madonna nera, che abbassa lo sguardo su un ludico cavallo di legno sul quale un destriero dallo sguardo luciferino agita il nerbo. Coloratissimi i drappelloni che scendono sul campo nel 1975: a luglio il pittore giapponese Sho Shiba dipinge un cencio anomalo: su un fondo piatto color arancio si staglia una “paradisea” che veglia sulla Vergine dalle fattezze estremo orientali mentre ad agosto Aligi Sassu propone una soluzione quasi araldica ed estremamente sintetica: per celebrare l’anno santo usa il giallo, colore vaticanista e una croce bianca centrale e dominante accompagnata da quattro cavalli che si contorgono. Attraverso lo sviluppo fumettistico di una narrazione medievale, Antonio Bueno interpreta il palio di agosto del 1976, mentre Ernesto Treccani risolve il mandato con una lirica tenue di gesti e di moduli cromatici (1977). E poi Alberto Sughi (1978), Domenico Purificato (1979), Bruno Saetti (1980) che cercarono soluzioni interpretative nuove e non sempre apprezzate dal pubblico mentre i maestri senesi autori di palii bellissimi come Enzo Cesarini (1973), Enzo Bianciardi (1974) Pier Luigi Olla (1976 e 1977), Marco Antonio Tanganelli (1978), Marco Salerni (1979) ricevettero il plauso della comunità senese. Il decennio si configura sicuramente come il più interessante se visto come espressione artistica contemporanea in linea con le avanguardie figurative italiane del tempo. Nel ventennio successivo si continua con questa inclinazione da parte dell’amministrazione che inviterà i pittori più famosi del momento in Italia i quali, insieme ai maestri senesi, riempiranno le sedi museali delle contrade di opere d’arte che da quegli anni inizieranno ad ampliare, ristrutturare ed aprire questi luoghi con un senso di orgoglio e appartenenza adeguato. E’ dei primi anni ottanta la consuetudine, da parte del Comune, di curare in maniera più precisa ed elegante l’immagine del Palio inteso come rito. Si iniziò quindi, anche per la presenza di artisti accompagnati da celebri critici, ad organizzare la presentazione del drappellone in maniera più enfatica e puntuale interpretandola come un momento culturale della città vissuto con il “popolo”. L’impegno da parte dell’amministrazione comunale verso la ricerca dell’artista iniziò dunque a farsi serrato ed attento. Il paradosso, tutto senese, è però che i cenci più tradizionali sono sempre stati quelli che hanno ricevuto da parte del pubblico il maggior consenso. Questo perché fondamentalmente ai senesi non importa tanto l’innovazione stilistica e di genere rispetto alla cura e al senso di rispetto verso il simbolo della festa. Per l’artista invece rappresenta un duro confronto con un’iconografia tradizionale in qualche modo obbligante. L’invito a partecipare in fondo vuole essere una provocazione a misurarsi con un oggetto di valenza antropologico culturale molto profonda.
Nel 1980 accanto al palio di luglio, in stile naif, di Aldo Minucci ecco il bestiario di Antonio Possenti che per primo svincola gli stemmi delle Contrade dai consueti e rigidi vincoli araldici. Per il palio di settembre si assiste ad un’iconica soluzione frontale di Bruno Saetti; l’anno dopo ecco l’elegante narrazione di Mario Ghezzi mentre il palio di agosto fu affidato al pittore astrattista Valerio Adami il quale dipinse l’opera a Parigi utilizzando le sete di Pierre Cardin e realizzando uno dei drappelloni più significativi del periodo. Mentre Cesare Olmastroni (1982) con il suo stile iperrealista evoca Garibaldi come in una vecchia foto, nel palio di agosto Arturo Carmassi propone un’Assunta gigantesca, con fattezze monacali, di indubbio effetto visivo. E poi Giuliano Vanni (1983), l’infiorata di Renzo Vespignani (1983), i drappi di seta evocati da Vita Di Benedetto (1984). Bruno Caruso (1984) immagina il drappellone come un gigantesco ex voto: la Madonna sulle nuvole osserva il cavaliere bambino completamente nudo a cavallo che sta evidentemente aspettando il cenno per partire. Con Fabio Mazzieri (1985) si ritorna alla pittura astratta che il pittore risolve con un lavoro dominato dal ritmo segnico e cromatico. Leonardo Cremonini (1985) inaugura il taglio di veduta orizzontale dei cavalli alla mossa che poi sara ripresa negli anni a venire, Carlo Cerasoli ricorda le icone russe di stampo medievale (1986) e Riccardo Tommasi Ferroni (1986) celebra la Vergine Assunta con delle fattezze di infinita bellezza. Per il palio straordinario del 1986 fu invitato Salvatore Fiume che realizzò un'opera di grande impatto emotivo e visivo, teatrale e arcaicizzante, dove il protagonista assoluto è senz’altro il cavallo. Seguono l’omaggio al purismo senese di Otello Chiti (1987), la concitazione di Ennio Calabria (1987), il palio senese di Gino Giusti (1988). Il palio discusso di Bruno Cassinari (1988), ha avuto molte critiche per la quasi totale assenza dei simboli araldici senesi e per il tentativo di sdoppiare la Vergine che si presenta, per un errore iconografico, con il Bambino e non Assunta in cielo.
Mentre un palio tradizionale era stato dipinto nel luglio 1989 dal senese Giuseppe Ciani per agosto ci si affidò, al maestro francese Gerard Fromanger che dipinse una Madonna Assunta con carrozzino, fatto che suscitò evidenti disapprovazioni da parte della curia vescovile senese. Gli anni novanta sono ancora avvolti da grande fermento artistico e culturale ed ecco Alison Roux (1990), Luca Alinari (1990), Carlo Pizzichini (1991), Eduardo Arroyo (1991), Enzo Santini (1992), Mimmo Paladino (1992), Massimo Lippi (1993), Ruggero Savinio (1993), Leo Lionni (1994), Sandro Chia (1994), Giovanni Ticci (1995), Alberto Inglesi (1995), Luciano Schifano (1996), Joe Tilson (1996), Emilio Tadini (1997), Marco Borgianni (1997), Salvatore Mangione (1998), Claudio Maccari (1998), il pittore e illustratore belga Jean Michel Folon (1999), mentre l’ultimo palio del secolo viene dipinto dal senese Paolo Scheggi (1999).

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